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22 febbraio 2016

Odore

Sono un pò stanca. Non ho nomi. E' più un odore di questi anni, una cosa che si respira nelle intenzioni, nei toni e nelle piccolezze che oscurano ogni possibile grandezza di questo nostro strano Paese.
Non ho voglia di leggere autori che ci insegnino quanto è positivo il nostro vivere, quelle cose sai, c'è del bello in tutto quello che stai vivendo, devi solo accorgertene.
Ho paura. Che il pericoloso sentimentalismo narcisista dei social stia tracimando sulla carta.
Né ho voglia di subire celebrazioni del dolore, o della dipendenza come unica via per riuscire a resistere fino al suicidio. No ecco, non ho voglia di sentirmi dire qualcosa, qualunque cosa riguardo al bello o al brutto del vivere, non sopporterei nemmeno una riga di scrittura saccente, in entrambi casi falsa che pretende di dirci com'è la nostra vita o come dovremmo guardarla.
Dov'è finito il dominio della storia, l'assenza dello scrittore, la cancellazione dell'autore.
Che si astenga almeno da qualunque tipo di generosità,  dall'insegnarci cose.
Datemi storie. Il resto del lavoro se permettete lo
faccio io.

13 febbraio 2016

Stig Dagerman - Il viaggiatore





Lui viaggia? Non so sembra immobile, bloccato in una gelida infanzia. Racconti spaventosi, dove il mistero è violato, e il grigio di essere ben oltre il confine della visione fanciullesca rattrappisce il lettore. Ma non ti va di uscire, non ti va di andar via prima di sapere se quel particolare bambino è riuscito a farcela. Se si salva e perché è uscito dal suo cerchio, perché così com'era non esiste più. Il testo critico su sé stesso scrittore è un piccolo atroce autoritratto. Continue domande su come rapportarsi all'infanzia, e non solo nel testo sull'educazione.

I racconti sono piccoli pozzi profondi.


10 febbraio 2016

Woody Allen e le olive





Ci ho fatto caso. I primi film di Woody Allen esaltano il sapore delle olive verdi denocciolate nell'insalata.

Non si tratta della musica, come si potrebbe pensare. Si tratta anche del clima sonoro in verità, se cominci non riesci ad ascoltare niente di diverso per giorni. Ma dei dialoghi impossibili. Che sono poi il vero motivo per cui guardiamo e riguardiamo questi film, le parole a cui ripensiamo anche dopo in macchina.
I dialoghi che nessuno fa.

Meno male che ci ha pensato lui.

08 febbraio 2016

Romanzo naturale - Georgi Gospodinov



"Romanzo naturale" dell'autore bulgaro Georgi Gospodinov, pubblicato da Voland, è un testo molto costruito e anche molto ambizioso a dispetto del titolo e della leggerezza che vorrebbe ostentare.

Così si presenta:

La storia naturale non è altro che nominare il visibile. Da
qui deriva la sua evidente semplicità e questo suo comportamento,
che di lontano sembra ingenuo - a tal punto è semplice e indotto
dall'evidenza delle cose.
UN FRANCESE CONTEMPORANEO
1966, Parigi

L'intento di situarsi su un piano metanarrativo in stile calviniano è quasi subito dichiarata nel desiderio espresso nei primi capitoli di creare un romanzo fatto soltanto di incipit, "innumerevoli piccole particelle, di sostanze primarie, cioè di inizi che entrano in combinazioni illimitate", "un romanzo che si avvia di continuo, promette qualcosa, arriva a pagina 17, e ricomincia da capo". In questo modo i personaggi saranno liberati "dalla predestinazione della loro storia". Più avanti sogna un romanzo solo di verbi. "Nessuna spiegazione, nessuna descrizione. Solo il verto è onesto, freddo e preciso".

La trama invece non manca, anche se sfilacciata, usata solo come pretesto. C'è un protagonista con un divorzio da affrontare. C'è un redattore che trova un quaderno, un manoscritto non firmato e senza titolo. Trovando il testo molto buono e non sapendo come rintracciare l'autore comincia a pubblicare stralci del romanzo sul giornale, fino a quando una donna si fa viva riconoscendosi nella storia. Fa sapere che l'autore è l'ex marito "uscito
di testa dopo il divorzio" e diventato barbone.
Rintracciato il barbone, il redattore scopre di chiamarsi come lui. Il barbone sparisce e il redattore decide di pubblicare il romanzo firmandolo di persona.

Il gioco di specchi sebbene non nuovo, è ugualmente intrigante e ben condotto, frammentato, interrotto da "una storia naturale dei gabinetti", o anche da un breve trattato sulle mosche.

D'altra parte, si chiede Gospodinov, "come è possibile oggi il romanzo, visto che ci è negato il tragico. Come è possibile persino il pensiero del romanzo, visto che manca il sublime".


Il romanzo di Gospodinov è dunque una ricerca di senso dell'atto stesso di scrivere oltre che esistenziale, senza che le due strade possano mai del tutto separarsi.

Solo il banale mi interessa.
Niente altro mi diverte così tanto.