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03 agosto 2017

John Ruskin - Gli elementi del disegno


Con John Ruskin è stato un appuntamento non programmato, presso lo scaffale dei volumi in evidenza di una bella libreria di Roma.

Sfogliando "Gli elementi del disegno" edito da Adelphi, ho subito avvertito di avere tra le mani un testo stratificato, in cui se il disegno è oggetto del discorso, lo è come un frutto da raccogliere soltanto ad avvenuta maturazione. O se si preferisce, un pretesto, affinché chi legge possa dischiudersi gradualmente e spontaneamente allo spirito dell'arte in tutte le forme, appassionarsi, in primo luogo alla natura e all'idea di coltivare, e solo successivamente concentrarsi sul raccolto.

Se si vuole leggere il testo alla lettera, il raccolto è la capacità di disegnare e di dipingere. Ma più si procede con la lettura, più si avverte dietro ogni pensiero e suggerimento, l'idea che sottende all'intera opera e che ne domina il paesaggio: l'importanza della visione, del gesto di guardare ridotto all'osso, come atto puro. E' come avere a disposizione un sistema di coordinate per orientarsi nel rapporto con la realtà, e mi sembra che questo sistema possa essere valido per qualunque tecnica espressiva si abbia intenzione di utilizzare, compresa la scrittura.

Un approccio tradizionale, romantico,  alla natura e all'arte. John Ruskin non è stato un rivoluzionario. Tuttavia il suo tono diretto è moderno. Non è necessario essere rivoluzionari per essere interessanti. E così accade che leggo tanto volentieri i suoi scritti, di cui anche Marcel Proust si è occupato. E accade anche che nel farlo mi coglie una strana nostalgia di qualcosa di calmo, come un sentimento antico: il desiderio pungente di sedermi e conversare di pittura e di disegno, di Turner e di poesia, di letteratura e dell'arte, con un signore dallo sguardo limpido e acuto che non posso avere mai incontrato.


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è sicuramente dannoso che qualsiasi rapporto con le finalità produttive venga a turbare la formazione dell'artista stesso

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E' mia convinzione che l'eccellenza di un artista, in quanto tale. dipenda interamente (tralasciando le differenze di temperamento individuale e di personalità) dalla finezza della percezione (...) l'unica regola, del resto, che finora ho riscontrato senza eccezioni in materia artistica è che la grande arte possiede sempre quella finezza

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ritengo che la visione sia più importante del disegno (...) Inoltre, per i giovani e gli studenti per diletto, è sicuramente più importante saper apprezzare l'arte altrui che non acquisire essi stessi una considerevole abilità artistica

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Nessun individuo addestrato alla frettolosa esecuzione della moderna pittura all'acquerello è in grado di capire la maniera di dipingere di Tiziano o di Leonardo; rimarrà per sempre cieco alla finezza del tratto di artisti di quel calibro, e alla precisione del loro pensiero. Invece, per modesto che sia il livello di abilità manuale raggiunto dallo studente che adotterà il metodo illustrato nelle lettere qui di seguito, garantisco che se eseguirà una sola volta la serie degli esercizi suggeriti comincerà a comprendere che cosa sia l'arte dei grandi maestri; quando poi avrà fatto progressi negli esercizi, il piacere che proverà nel guardare la pittura delle grandi scuole e la nuova percezione della meraviglia del paesaggio saranno tali dal ripagarlo di una fatica molto maggiore di quella che io gli avrò chiesto di affrontare

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inviterei a considerare se l'acquisizione di un'abilità tanto grande quale l'espressione pittorica del pensiero non meriti qualche fatica; oppure se sia concepibile, nell'ordine delle cose nel nostro mondo operoso, che possano ottenere un dono così grande coloro che non ne vogliono pagare il prezzo.

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Vigoroso, nel senso di intrepido, va bene; ma nel senso di trasandato, troppo sicuro di te ed esibizionista, mille volte no; anche se non fossi un principiante, infatti, sarebbe comunque un cattivo consiglio. Una bravata si compie facilmente in poco tempo, ma un'opera buona e bella è di solito eseguita lentamente. Non troverai vigore nel modo in cui è dipinto un petalo, o l'ala di un uccello; e se la natura non è vigorosa nelle sue opere, credi tu di doverlo essere nella tua? Non dare retta, dunque, a ciò che dice la gente, e lavora pazientemente con la matita;

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Se ogni volta vediamo nel modo giusto e ci proponiamo la cosa giusta, faremo progressi anche se la mano ha qualche incertezza. Ma se ci proponiamo un fine sbagliato, o non ci proponiamo nulla, non conta quanto ferma sia la mano.

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Se sei in grado di disegnare quel sasso, sei in grado di disegnare qualsiasi cosa, purché sia disegnabile. Molte cose non lo sono affatto, come la spuma marina; si può soltanto suggerirne più o meno efficacemente, l'idea. Ma se impari a rendere il sasso nel modo giusto, tutto ciò a cui l'arte può arrivare è anche alla tua portata.

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Se non guardi ciò che vedi, se cerchi di rendere i colori più vivaci o più smorti di quelli che hai davanti agli occhi e di procedere a tratti o a grumi di colore, o di coprire il foglio di linee <<vigorose>>, o comunque di rappresentare altro che la semplice, spontanea e compiuta tranquillità dell'oggetto davanti a te, puoi abbandonare la speranza di fare progressi. La natura non ti insegnerà nulla, se ti poni di fronte a lei come un padrone. Dimenticati di te stesso, invece, cerca di obbedirle, e l'obbedienza ti si rivelerà più facile e lieta di quello che pensi.

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Ricordati sempre che un frammento eseguito con ogni cura vale più di molti scarabocchi; quando ti senti in vena di scarabocchiare, metti da parte risolutamente il lavoro, e non riprenderlo fino all'indomani.

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Quando infatti sai disegnare i bolli sparsi fra le pieghe di un tessuto stampato, hai qualche probabilità di saper seguire le macchie nelle pieghe della pelle di un leopardo proteso in un balzo, ma se non sai disegnare il manufatto non potrai mai disegnare la creatura vivente. Così pure le striature del legno, disegnate minuziosamente, sono la migliore introduzione al disegno delle nuvole e delle onde marine; mentre i motivi vegetali inanimati del panneggio di un damasco, se ben rappresentati, ti metteranno in grado di districare con perizia gli intrecci delle foglie vive di un ciuffo di biancospino o di una sponda di violette.

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Non bisogna incominciare dagli interstizi più grandi per passare a quelli più piccoli in seguito, occorre invece ritoccare tutto con metodo e regolarità fino a un certo limite, poi procedere un altro pò, e via di seguito, potendo così vedere sempre con chiarezza la parte già fatta e quella da fare.

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Dobbiamo studiarci di raggiungere l'esattezza, a qualunque costo: in seguito ci accorgeremo che sappiamo essere esatti nella libertà.

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Mettiti bene in testa fin da ora che nel disegno non si può esprimere nessun particolare con la stessa forza che ha nella realtà

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I volumi illusori risultano sempre dalla parziale esagerazione delle ombre; quando te ne accorgi, hai la certezza che un disegno è di poco o nessun valore: un disegno o un dipinto di fattura veramente buona tende sempre a essere leggermente piatto.

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Tutta la forza tecnica del dipingere consiste nel ritrovare quella che potremmo chiamare l'innocenza dell'occhio, ossia una sorta di percezione infantile di quelle macchie piatte di colore, per sé sole, senza la coscienza del loro significato, alla maniera in cui le vedrebbe un cieco se tutt'a un tratto ricuperasse la vista.

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Nel corso dell'infanzia facciamo tali esperimenti senza riflettere, dopodiché, arrivati ad alcune conclusioni sul significato di certi colori, continuiamo a supporre di vedere quello che in realtà semplicemente sappiamo, e a stento abbiamo coscienza dell'aspetto reale dei segni che abbiamo imparato a interpretare. Sono pochissime le persone che sanno che l'erba colpita dal sole è gialla.
Orbene, da sempre ogni valente artista sa tornare quanto più possibile alle condizioni della visione infantile.

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